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Impatto sociale

"Post-It notes provide but one example of a technological artifact that has evolved from a perceived failure of existing artifacts to function ideally. Again, it is not that form follows function but, rather, that the form of one thing follows from the failure of another thing to function as we would like."

Petroski, H. (Autumn, 1992). Let us now praise the humble post-It, Wilson Quarterly (1976-), Vol.16, No. 4 (Autumn, 1992), pp.104-110.

Ciò che l'autore vuole trasmettere è il fatto che non bisogna considerare il fallimento come limite ma come trampolino di lancio per un nuovo utilizzo dell'artefatto, senza doverlo per forza nuovamente modificare nella forma.

 

È un po’ ciò che ci dice il professore Wieber Bijker nel suo libro "Bicicletta e altre innovazioni"; ovvero non presuppone che il significato di un sistema tecnologico risieda nella tecnologia di appartenenza ma che è necessario studiare come si formano le tecnologie per poter acquisire i loro significati  all'interno delle relazioni sociali (Bijker 1998).

Ciò che vogliamo far capire a te lettore è che il post-it non sarebbe mai diventato tale se i nostri due scienziati non avessero deciso di testarlo con i loro colleghi di ufficio, producendo così un nuovo modo di comunicare. Inoltre, come dice Pasteur "la fortuna aiuta le menti preparate".

Qui di seguito puoi trovare vari articoli

Post-It e la pubblicità

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campagna 

pubblicitaria del

post-it

Ne abbiamo già accennato sulla storia, ma vale la pena soffermarsi ancora un po’ sulla particolare campagna pubblicitaria del post-it.  Se appunto inizialmente si decise di testare il prodotto all'interno dell’azienda, pur non sapendo che avrebbe cambiato completamente la sua funzione (da segnalibro a modo per comunicare a modo per prendere appunti), quando arrivò il momento di farli uscire dalle quattro mura dell’azienda, i risultati furono quasi disastrosi.

Siamo nel 1977. La tecnica di marketing venne differenziata su quattro città statunitensi: in due città i post-it, vennero regalati come campioncini alle aziende e gli impiegati se ne innamorarono, correndo a comprarli di tasca loro. Nelle altre due città vennero messi direttamente sul mercato, senza la distribuzione di campioni gratuiti, rivelandosi un completo fallimento. D'altronde, perché comprare questi strani foglietti adesivi, quando per prendere note mi basta un semplice foglietto di carta? Tre anni dopo questo test di mercato, i post-it vennero commercializzati negli usa e l’anno seguente anche in Europa e Canada. L'attrazione del post-it sta forse nella sua iniziale concezione di oggetto superfluo e facilmente rimpiazzabile: ma una volta provato fu difficile per gli impiegati farne a meno. E forse ci si aspettava che fosse una semplice moda e, come tutte le mode, passasse nel giro di qualche tempo.

Ma ciò non accadde, se consideriamo che vengono tutt'ora utilizzati e sembrano quasi indispensabili per l’organizzazione quotidiana, (anche se sempre più spesso si usano i formati digitali del post-it).

La cosa in più che forse ha fatto sì che la moda del post-it non scemasse sta proprio nel gesto di poterlo attaccare e riattaccare più volte, su più superfici: è probabilmente il solo gesto di attaccarlo che fa sì che ci ricordiamo poi di quello che ci abbiamo segnato sopra.

Nel 2005, il politico Fusto Bertinotti, nell'ambito della campagna elettorale per le primarie del partito L’Ulivo, utilizzò il post-it in uno modo particolare: infatti, prendendo spunto dai suoi “voglio…” postati sul suo sito web, il politico italiano invitò i suoi seguaci a lasciare un post-it virtuale (o foglietto come lo chiamava lui) con dei messaggi con i “voglio” degli elettori che poi lui selezionò e trascrisse sui vari manifesti elettorali.

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Post-it, società e arte

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Dalle installazioni 

artistiche a 

Francesco Sole

Libri, cucina, calendari, scrivanie, desktop, aule, quadri. Al giorno d’oggi il post-it è ovunque, è inutile negarlo. È diventato nel corso del tempo il simbolo di ordine, memoria, organizzazione, creatività organizzata. Ed è proprio grazie a questa sua versatilità di simbolo che i suoi orizzonti si sono espansi. A cominciare dal mondo della pubblicità, per finire con il mondo dell’arte.

A Los Angeles annualmente si tiene una mostra del tutto particolare: il Post-It Show, organizzata dalla Giant Robot. Potrebbe apparire come uno spazio ambiguo dove chiunque può presentare le proprie opere formato post-it, ma in realtà per esporre a questa mostra, che nel 2019 ha raggiunto la sua edizione, c’è bisogno di un invito.

D'altronde non è da tutti gli artisti concentrare la propria creatività in un foglietto colorato 76x76mm.

Spostandosi in Italia, la collettiva “any given post-it”, nel 2015 ha organizzato una mostra dove i post-it si fondevano insieme ad altri materiali per creare disegni, sculture, performance, fotografie, fumetti. Tutto con il solo scopo di integrare un oggetto di uso comune - che può apparire banale e sicuramente slegato dal mondo artistico, e che rappresenta l’istantaneità, il sintetismo, lo spunto iniziale per qualcosa di più complesso ed elaborato- all'arte in una maniera del tutto personale. O ancora utilizzare i post it come effetto pixel: l’ha fatto google nei suoi uffici; e sono stati gli stessi dipendenti, ovvero coloro che i post-it li usano quotidianamente dalla loro scrivania, a creare queste installazioni sulle finestre.

Dal 2004, il Post-It è anche entrato a far parte della collezione del Museum of Modern Art (MoMA) di New York nell’ambito di una mostra dedicata al design contemporaneo.

Per finire passiamo al mondo del web, in particolare a Facebook. Francesco Sole in arte, (Gabriele Dotti) è uno youtuber e scrittore diventato famoso per aver utilizzato come mezzo di espressione i post-it. Questo gli ha permesso di farsi riconoscere facilmente nel web in quanto ormai i post-it erano diventati la sua firma di riconoscimento. Addirittura veniva trasformato in un meme, ovvero veniva utilizzata la sua "firma" come parodia e ciò gli portava ancora più fama.

Insomma questo personaggio è riuscito letteralmente a fare carriera grazie a dei fogliettini attacca e stacca.

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Il post-it come forma di protesta

Un caso avvenuto

in Brasile

Forse vi sarà già capitato di vedere sul web questo video bizzarro..

L’automobilista indisciplinato ha deciso di parcheggiare l’auto in un posto riservato alle persone con disabilità e i passanti decidono di tappezzare la sua macchina di post-it blue e bianchi in modo da riprodurre il noto simbolo della disabilità.

Proprio così: quell’ “inutile” pezzetto di carta, è servito per dare una lezione.

Chissà se i due scienziati della 3M si sarebbero mai aspettati di vedere i loro post it come strumento di protesta pacifica!

Legge 

Bavaglio

Invece in Italia nel 2011, i post-it vennero usati come strumento di protesta e denuncia durante delle manifestazioni contro la cosiddetta “legge bavaglio” (ddl intercettazioni), una legge passata alla camera e al senato nel 2009, proposta dal quarto governo Berlusconi che riguardava le intercettazioni e la necessità di tutelare la privacy di queste. I manifestanti, come si vede dalla foto, si “imbavagliarono” con i post it. 

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